Foto: Soldato 'Goumier' del Corpo di Spedizione Francese in un momento di riposo. Iconografia storica a cura di Associazione Linea Gustav. Fonte: National Archives Washington D.C.

IL CORPO DI SPEDIZIONE FRANCESE E LO SFONDAMENTO DELLA "GUSTAV"

Il Corpo di Spedizione Francese dei Generale Aiphonsine Juin, costituito principalmente da truppe provenienti da protettorati e colonie francesi, gioca un ruolo di grande rilievo nelle operazioni militari alleate, fin dagli esordi: nel 1943 lungo la linea Bernhardt,e più tardi nel 1944, sulla linea Gustav. Tali azioni trovano forse la loro più spettacolare convergenza nell’epica battaglia del Belvedere, a Terelle, ancora oggi oggetto di studio nelle scuole militari internazionali, e nell’ambito della qualei fucilieri tunisini danno prova di una sorprendente capacità di adattamento al terreno.

Nel maggio del 1944 le truppe della 4a Divisione di Fanteria Marocchina hanno la meglio sui Monti Aurunci. Laddove i britannici, solo qualche mese prima, stabiliscono una testa di ponte ma non riescono a progredire nell’avanzata, i francesi conquistano infatti il bastione sud-occidentale della linea Gustav, il Monte Maio, pietra angolare dell’intero sistema difensivo tedesco.

I{ giorno 13 dello stesso mese una bandiera francese sventola sulla sommità rocciosa del Maio, la breccia è oramai aperta, gli alleati possono dunque mettere in campo la foro supremazia in fatto di uomini e mezzi, ma non prima della ritirata tedesca, che tarda ad arrivare. A seguito della rottura, nella notte tra il 17 e il 18 maggio 1944,i paracadutisti tedeschi, dopo una iniziale esitazione di qualche giorno, loro malgrado lasciano Montecassino e il suo monastero, attestandosi a pochi chilometri più a nord.

Ora occupano le posizioni della linea Hitler-Senger, realizzate al fine di ritardare l’avanzata degli alleati e coprire la ritirata del grosso delle truppe verso il Nord Italia. Le particolari abilità delle truppe di colore, di muoversi negli aspri e inospitali contesti montani del Cassinate,si rivelano la chiave di volta per lo scardinamento delle difese così tenacemente e lungamente tenute della Werhmacht. Ma con loro avanza l’ombra ‘nera’ delle violenze ripetutamente perpetuate a danno dell’inerme popolazione locale.

Si contano centinaia di casi, e molte vittime muoiono anche a causa delle malattie contratte durante gli abusi. 

Nel dopoguerra prima Alberto Moravia con “La Ciociara” e poi Vittorio De Sica attraverso l’omonima trasposizione cinematografica, resa celebre dalle performance di Sofia Loren e Jean-Paul Belmondo, raccontano| al mondo la tragedia delle marocchinate.

Il disagio sociale per quei fatti scabrosi è ancora oggi una ferita aperta nelle comunità locali, e sovente riaffiora a denuncia di una verità mai del tutto riconosciuta dalle autorità francesi.

Una pagina terribile della storia d’Italia che ancora reclama chiarezza e giustizia.