Foto: Ufficiale tedesco della Divisione Herman Goering osserva l’Abbazia di Montecassino. Autunno 1943. Iconografia storica a cura di Associazione Linea Gustav. Fonte: “Museo della Liberazione di Lucca”

 I TEDESCHI E LA FORTEZZA “LINEA GUSTAV”

Con l’inizio della Campagna d’Italia, nel luglio del 1943, e dopo gli sbarchi anfibi a Salerno e Bari, nel settembre del 1943, gli alleati iniziano la lenta e tortuosa avanzata della penisola | generali sono ottimisti: Roma sarà presa prima di Natale. Ma si sottovaluta incautamente la macchina da guerra tedesca. Fin dagli inizi dell’autunno del 1943, infatti, i genieri dell’esercito tedesco – l’organizzazione ODT hanno realizzato una serie di linee difensive con io scopo di rallentare l’avanzata degli alleati, affinché il raggio d’azione dei temuti e famigerati bombardieri americani non raggiunga il cuore del Reich. Eppure, a dispetto di ogni più florida previsione, il “ventre molle d’Europa”, come Churchill ha battezzato il bel paese, si trasforma presto in uno scenario apocalittico che, per efferatezza degli scontri, contesto morfologico del campo di battaglia e condizioni metereologiche, ricordala Grande Guerra. Gli attaccanti, sotto il peso delle innumerevoli variabili che ostacolano la loro avanzata, “£ sono letteralmente inchiodati al campo di battaglia e si vedono costretti a combattere metro per metro, conquistando e superando, a caro prezzo, una serie infinita di colline, montagne e piccole valli tenacemente difese. È [a linea Gustav, un sistema di postazioni campali tra loro interconnesse: grotte, nidi di mitragliatrice, fossati anticarro, bunker in cemento armato ma anche massicci montuosi, fiumi e valli sapientemente fortificati che, dall’Adriatico al Tirreno per oltre 200 km, tagliano longitudinalmente l’Italia nel punto più stretto. Sebbene Roma disti poco più di 100 chilometri, il superamento di questo ingegnoso apparato militare richiederà ancora molti mesi. ll generale Albert Kesse lring, comandante del Gruppo di Armate in Italia, per ragioni strategiche, e che successivamente acquisiranno anche una connotazione propagandistica, decide di includere Montecassino e il suo millenario monastero nel nascente sistema difensivo. Nell’autunno del 1943 l’ottantenne Abate Gregorio Diamare acconsente al trasferimento del tesoro e delle opere custoditi dall’antico cenobio benedettino. Si tratta di reperti di inestimabile valore storico-archeologico e documentale,tra cui il Tesoro di San Gennaro, che la Soprintendenza italiana, in gran segreto, ha incautamente trasferito all’inizio della guerra, ben | sperando in una più sicura collocazione. L’operazione di‘ salvataggio’ è condotta da due ufficiali della Divisione wg Herman-Goering,e richiede l’impiego di mezzi attinti dalle risorse belliche della Werhmacht per quella che. sebbene inizialmente propinata come una operazione umanitaria, assai presto – e con uno sguardo retrospettivo più critico – assume le fattezze di un furto ben organizzato. Infatti i tesori, inizialmente destinati a Roma, si muovono verso nord e solo l’intervento del Generale Fridolin Von Senger Und Etterlin, comandante del 14° Corpo Corazzato e responsabile della difesa tedesca nel Cassinate,neristabilisceil trasferimento presso il sito originariamente concordato. Per quanto all’appello manchi un camion, che si rivelerà essersi arbitrariamente sottratto agli ordini di‘dietro front’, di fatto l’operazione risparmia i tesori dell’Abbazia da distruzione certa.